sabato 26 febbraio 2011

AEROPORTO, LA PROVOCAZIONE DI ROSSI



PRATO – La decisa presa di posizione del governatore della Toscana Enrico Rossi per l’ampliamento dell’aeroporto Amerigo Vespucci con una pista parallela all’autostrada è solo una provocazione.
E’ una provocazione perché Rossi sa bene che una simile proposta non troverà mai d’accordo i comuni della Piana. E così in un colpo solo con la sua provocazione adesso sta accontentando gli appetiti dei fiorentini, poi cederà al no dei cittadini della Piana, facendoli felici, ed infine andrà a sostenere l’ampliamento dell’aeroporto di Pisa coronando i piani dei suoi primi elettori, visto che è di quelle parti. Tutto sommato è una bella operazione di immagine e di marketing dalla quale Rossi finirà per trarre solo consensi.
Tuttavia, visto che quella del governatore della Toscana per ora è una proposta allora è bene rimarcare che l’Italia dei Valori di Prato si è espresso all’unanimità del Consiglio direttivo per il no convinto ad una eventuale nuova pista che porti gli aerei a passare sui cieli di Prato in fase di decollo o atterraggio. Se la proposta dovesse andare avanti, l’IDV di Prato sarà pronta a mobilitare i cittadini per contrastarne il progetto. Il consiglio direttivo dell’Italia dei Valori ha auspicato la nascita di un’unica società di gestione per i due aeroporti di Pisa e Firenze, una soluzione che sicuramente farebbe tramontare sul nascere l’ipotesi di un ampliamento della pista di Peretola se non per la sua messa in sicurezza. L’IDV invita inoltre il presidente Rossi ad investire per un potenziamento delle infrastrutture affinchè i due aeroporti vengano meglio collegati e gli stessi siano più facilmente e velocemente raggiungibili da ogni città Toscana.

venerdì 18 febbraio 2011

Sbarchi di migliaia di migranti... e ci governa la Lega Nord


PRATO - Migliaia di migranti affollano l'isola di Pantelleria, gli sbarchi sono quotidiani. Dal Nordafrica continuano ad arrivare barconi di disperati. E' un film già visto tante volte. Una realtà che va affrontata con serietà e intelligenza lasciando da parte le emotività e contestualizzandola in una visione Europea. Certo, un pensierino sulla politica attuale che sta facendo l'Italia verso questo fenomeno va pure fatto. Ci fosse stato il Centrosinistra a governare l'Italia, la Lega Nord avrebbe fatto scoppiare la rivolta accusando il Governo di incapacità e di avere una politica poco efficace nel far capire a quei poveri disperati che l'Italia non li avrebbe mai accolti. Sarebbero state fatte le barricate e sfiorata la rivoluzione contro la "Roma ladrona". Ma oggi a governare ci sono la Lega Nord degli xenofobi ed il Pdl degli amici di Ruby, e allora come si fa a giustificare questa situazione? Cosa dice la Lega Nord di questa invasione di nordafricani? A chi si può dare la responsabilità di questa nuova ondata migratoria? Se ragionassimo come fa il popolo leghista dovremmo dire che è tutta colpa di un Governo incapace e che sta adottando solo politiche tese ad incentivare gli sbarchi più che a disincentivarli. Ma non siamo dei leghisti e non lo faremo. Tuttavia un invito ai sostenitori della Lega Nord e del Pdl è doveroso farlo: fatevi un esame di coscienza; analizzate la situazione a mente fredda e poi traetene le dovute conseguenze.
Un'ultima considerazione: alla luce degli avvenimenti di questi giorni, la legge Bossi-Fini e il reato di clandestinità sono serviti a qualcosa?

sabato 12 febbraio 2011

Crisi Sasch e l'ipotesi dell'incauta erogazione del credito


PRATO - La crisi della Sasch, l'azienda che fa riferimento al sindaco di centrodestra di Prato, Roberto Cenni, con i suoi centosettanta milioni di euro di debiti sta per arrivare al capolinea. Forse si chiuderà con dei concordati o forse si chiuderà col fallimento. Due cose paiono comunque certe vista la mole spropositata dei debiti accumulati negli ultimi anni dall'azienda: 1)da una parte brilla l'incapacità degli imprenditori che la guidavano, 2) dall'altra emerge la corresponsabilità almeno di una o più banche che hanno fatto una incauta erogazione del credito verso la Sasch. L'azienda è in crisi di liquidità da diversi anni e quindi le banche, soprattutto quelle oggi più esposte verso il gruppo, non potevano non sapere. Anzi, l'accusa che il giudice potrebbe loro muovere, sarebbe quella della concessione abusiva del credito. Un incauto finanziamento che, se riconosciuto, potrebbe far ravvisare anche il dolo da parte di chi ha deciso di finanziare cautelandosi con ipoteche sui beni strumentali dell'azienda ma ben sapendo che la stessa Sasch non avrebbe mai potuto rientrare verso gli altri piccoli creditori. Una crisi quindi pilotata che sta penalizzando soprattutto i piccoli artigiani ed imprenditori che con la Sasch hanno lavorato e non riscosso. Se la procura di Prato aprirà un fascicolo penale su questa vicenda è molto probabile che oltre alla famiglia Cenni possa essere chiamata a risponderne anche qualche grossa banca.
A questo proposito propongo la lettura di una parte del libro di Valentina Piccinini, dal titolo: "I rapporti tra banca e clientela. Asimmetria e condotte abusive".
La responsabilità della banca per concessione abusiva del credito ricorre quando la banca, in violazione delle regole che disciplinano l’attività di erogazione del credito e che impongono agli sistituti di credito di attuare una sana e prudente gestione e quindi soprattutto un’attenta valutazione della meritevolezza creditizia del soggetto beneficiato, elargisce credito o continua ad elargire credito ad un soggetto non meritevole perché già insolvente o potenzialmente insolvente.
Questa condotta della banca cagiona un ritardo nella dichiarazione di fallimento e quindi un’indebita protrazione della presenza di un soggetto decotto sul mercato con conseguente danno che si produce contemporaneamente in capo a due soggetti. Da un alto i creditori che subiscono un indebito aumento dello stato passivo dell’impresa e che, lesi nella loro libertà contrattuale a causa dell’apparente solvibilità ingenerata dall’incauto finanziamento, persistono in rapporti obbligatori o concludono contratti con un soggetto in realtà tutto altro che solvibile. Dall’altro lato, la condotta della banca cagiona danno anche alla stessa impresa che ha reiteratamente ricevuto il credito in quanto l’ammontare del debito aumenta proporzionalmente e progressivamente a causa dei continui finanziamenti ricevuti e la cui restituzione non è in grado di onorare.
La condotta di abusiva concessione del credito si presenta dunque caratterizzata da una natura plurioffensiva giacchè reca pregiudizio tanto all’impresa finanziata che ai creditori della stessa.
La banca, al contrario, agisce nella consapevolezza di non correre alcun rischio ma anzi, agisce con piena cognizione di causa in quanto la sua condotta è per lo più finalizzata ad ottenere, nel mometno in cui elargisce il credito, garanzie personali o reali dallo stesso debitore o da terzi. Le garanzie in questo modo ottenute consentono all’istituto bancario di poter ugualmente, se non addirittura in modo più soddisfacente, realizzare crediti al di fuori del concorso con gli altri creditori, oltre ad impedire a questi ultimi la possibilità di esercitare le azioni revocatorie a tutela dei propri diritti…
Di fronte all’imminente e ormai inevitabile fallimento dell’impresa, la banca invece di astenersi e rifiutare la concessione del credito, come sarebbe suo obbligo, consapevolmente lo concede proprio con il fine di contenere il pregiudizio che soffrirebbe qualora si aprisse subito il fallimento. Ad esempio, l’istituto di credito, con l’erogazione del credito, posticipa la data della dichiarazione del fallimento. In tal modo essa riesce a spostare in avanti il cosiddetto periodo sospetto, riuscendo a consolidare atti di disposizione che altrimenti sarebbero revocabili. In sostanza la banca abusa del proprio potere di erogare credito ad un soggetto che tale credito non merita.

martedì 8 febbraio 2011

La pietà di Alemanno stride con la "civicità" di Cenni


Prato- Il sindaco di destra, Gianni Alemanno non ha avuto problemi ad indire il lutto cittadino dopo la morte atroce dei quattro bambini rom, bruciati vivi in un campo nomadi abusivo nella periferia di Roma. Il primo cittadino della capitale, con un passato anche di estrema destra ha avuto il coraggio di rendere omaggio alla vita di quattro bambini rom; il cosiddetto sindaco “civico” di Prato, Roberto Cenni, invece ha avuto paura di indire il lutto cittadino per le tre donne orientali annegate nel sottopasso di via Ciulli nell’ottobre scorso. Ecco i due modi di testimoniare una tragedia. A Roma Alemanno avrebbe avuto argomenti molto validi per disinteressarsi di questa tragedia: dopotutto è avvenuta in un campo abusivo e si tratta di rom, una etnia che di certo non è ben vista da un centrodestra sempre più portato verso posizioni razziste e xenofobe. Eppure, di fronte alla morte, di fronte ad una tragedia così enorme, il sindaco Gianni Alemanno si è spogliato delle sue ideologie ed ha voluto rendere omaggio col lutto cittadino a questi quattro bimbi la cui unica colpa è stata quella di nascere in una baraccopoli fuori dalla legalità.
A Prato le tre donne cinesi: madre, figlia e zia, sono annegate in un sottopasso che per responsabilità che sarà la magistratura a definire, senza aver infranto alcuna legge. Loro sono morte per l’illegalità di qualcun altro. Sicuramente di un italiano. Ebbene, di fronte a quella tragedia, il sindaco di Prato non ha avuto la pietà di mettere da parte le ideologie, lui che si professa sindaco civico, e decretare il lutto cittadino. Avevamo criticato allora il sindaco Cenni per questo suo atteggiamento, lo critichiamo ancor di più oggi alla luce di quello che ha fatto il sindaco di Roma. E pensare che Alemanno non ha mai avuto neppure lontanamente l’intenzione di professarsi “civico”.

L'IDV COLORI LA TOSCANA COL TRICOLORE










PRATO - Il 17 marzo prossimo si celebreranno in maniera ufficiale i centocinquanta anni dell'unità d'Italia. Sarà festa nazionale e sarà l'occasione per ribadire che l'Italia è una, sola e indivisibile. Un momento di grande importanza per sentirsi tutti italiani dalle Alpi all'isola di Pantelleria. Sarebbe bello se gli eletti dell'Italia dei Valori nei comuni, nelle province e nel consiglio della Regione Toscana, presentassero una mozione per chiedere che le amministrazioni si facessero promotrici per una campagna di visibilità del tricolore. Un atto simbolico ma di grande impatto come avviene per i Mondiali di calcio.
E allora al primo punto si potrebbe proporre la sostituzione di tutte le bandiere davanti alle scuole, agli uffici, agli enti.... con bandiere nuove. Al secondo punto si potrebbe chiedere di regalare le bandiere a tutti quei commercianti, soprattutto dei centri storici, che volessero abbellire le loro vetrine col tricolore nella settimana a cavallo del 17 marzo. Ed infine invitare tutti i cittadini ad esporre il tricolore alle finestre delle loro abitazioni, anche fin dai primi giorni di marzo così da arrivare al 17 con davvero l'idea ritrovata di un senso di appartenenza ad una Nazione, ad un Paese che ha lottato tanto per avere la propria unità. Un messaggio forte contro coloro che invece pensano che l'Italia debba tornare ad essere una mera espressione geografica.

L'Italia dei Valori si faccia promotrice di questo nuovo Risorgimento per l'Italia e colori la Toscana col verde, il bianco ed il rosso.

sabato 5 febbraio 2011

Premio Santo Stefano, il sindaco Cenni mette in imbarazzo la città col ministro Brunetta


di Pasquale Petrella

PRATO – L’assessore regionale Cristina Scaletti è arrivata alle 9 e 55 insieme al prefetto di Prato Maria Guja Federico, al presidente della Provincia Lamberto Gestri e al vescovo monsignor Gastone Simoni; il ministro Renato Brunetta è arrivato alle 10 e 40… il sindaco di Prato Roberto Cenni (fra l’imbarazzo generale) alle 11,10 quando per tutti l’appuntamento per la consegna del Premio Santo Stefano era previsto alle 10.

Un’altra caduta di stile e di imbarazzo generale provocati dal sindaco del centrodestra di una città che davvero merita più attenzione e più impegno da parte del suo primo cittadino. A sottolinearglielo è stato lo stesso ministro Brunetta che spazientito per l’inusuale attesa, all’arrivo di Cenni , lo ha salutato mostrandogli l’orologio… come dire: svegliati prima la mattina. E Cenni è arrivato proprio quando il prefetto Maria Guja Federico a sua volta messa in grande dfifficoltà istituzionale verso il ministro per questa incredibile attesa, aveva dato disposizioni di cominciare comunque la cerimonia anche senza di lui.

Ma chissà se il sindaco di Prato è arrivato tardi perché non si è svegliato oppure perché sapeva che si sarebbe trovato comunque a disagio in una cerimonia in cui venivano premiate delle aziende di successo; aziende che – come è stato illustrato nella motivazione per l’assegnazione del riconoscimento - hanno tenuto duro nei momenti di grande crisi e che hanno saputo non solo mantenere le proprie posizioni nonostante il brutto momento internazionale ma hanno anche incrementato la propria attività. Aziende che non hanno delocalizzato ma che hanno pensato al territorio e ai propri dipendenti pratesi. Tutto l’opposto del sindaco imprenditore Roberto Cenni che si trova a fare i salti mortali sotto il peso di centosettantamilioni di debiti creati dalla sua azienda, la Sasch, per evitare il fallimento.

Il Premio Santo Stefano è stato consegnato nel Museo del Tessuto ed ha visto salire sul palco i rappresentanti delle aziende Gt200, Rifinizione Santo Stefano, Lanificio Ricceri e Gastronomia Toscana. Per loro e la città di Prato, l'assessore regionale Cristina Scaletti ha avuto parole di elogio.

venerdì 4 febbraio 2011

Federalismo, decreto irricevibile per Napolitano


di Pasquale Petrella
PRATO – Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha scritto al presidente del consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi per far presente che non sussistono le condizioni per procedere all’emanazione del decreto legislativo sul Federalismo municipale. Decreto votato in gran fretta dal Consiglio dei ministri dopo la bocciatura avuta nella Bicamerale. Secondo il Presidente Napolitano non si è perfezionato il procedimento per l’esercizio della delega (art.2 legge 42 del 2009) che sancisce l’obbligo di rendere comunicazioni alle Camere prima di una possibile approvazione definitiva del decreto in difformità dagli orientamenti parlamentari. In pratica ha quindi respinto il decreto e certificato ancora una volta l’arroganza con la quale il Governo Berlusconi si pone di fronte alle regole democratiche. La doppia bocciatura del decreto sul federalismo municipale smaschera anche la goffaggine della Lega Nord che sta partecipando al declino del dragone e con esso cadrà. Il tentativo di forzare le regole era già palese ieri sera e il ministro Roberto Maroni lo aveva testimoniato con la sua presenza-assenza al tavolo del Governo. Un comportamento che lasciava trasparire fin da subito la sua visione di un altro fallimento in corso. Ma d’altronde lui è lo stesso che ha certificato che il presidente Berlusconi non ha violato alcuna regola la notte in cui ha telefonato in questura a Milano per far rilasciare la minorenne Ruby, dopo l’arresto per furto, e farla affidare a una prostituta.

Il federalismo municipale rappresenta davvero una opportunità per l’Italia, ma non è questo federalismo imposto violando le regole e delegittimando il Parlamento che serve agli italiani.
Quando la Lega deciderà di staccare la spina al Govenro Berlusconi sarà già troppo tardi. E' lo stesso popolo leghista che ormai non crede più nei suoi leader nazionali sempre più legati alle poltrone e sempre meno al territorio.

mercoledì 2 febbraio 2011

Federalismo, la Toscana saprebbe vincere la sfida ma non è il momento


Prato- Federalismo sì, federalismo no. Di sicuro la Toscana saprebbe raccogliere questa sfida e portarla a termine con una vittoria ma, è facile prevedere che la discussione andrà avanti ancora per molto tempo a prescindere da quello che deciderà, nella situazione contingente, il Parlamento.
Le questioni del federalismo e del federalismo fiscale municipale, così come proposte dalla Lega Nord, che ne sta facendo un cavallo di battaglia per la propria credibilità politica, impongono una riflessione molto seria e, soprattutto, un equilibrio che in questo momento non esiste in Italia proprio perchè fra centrodestra e centrosinistra si è creata come non mai una spaccatura così aspra e insanabile essenzialmente legata alla figura di un presidente del Consiglio dei Ministri sempre più indifendibile.
L'Italia dei Valori ha già detto per bocca del presidente Antonio Di Pietro di essere favorevole al federalismo ma ha anche ribadito che dirà no a quello che la Lega Nord sta cercando di portare avanti. Per realizzare il federalismo c'è bisogno di una grande partecipazione e di una intesa bipartisa, altrimenti potrebbe rivelarsi uno strumento diretto solo a creare tensioni fra le aree ricche e quelle povere. Per non essere concepito in questi termini è necessario che soddisfi esigenze diverse: bisogna che da una parte mantenga saldo e unito il tessuto unitario del Paese e dall'altra che rafforzi l'autonomia e la responsabilità dei ceti dirigenti locali e municipali; da una parte deve garantire l'uguaglianza dei cittadini nell'accesso ai servizi essenziali e dall'altra rispettare l'autonomia delle Regioni nel determinare il livello delle prestazioni nelle materie concorrenti, in funzione della loro capacità fiscale; da una parte deve essere veicolo di politiche nazionali orientate ad obiettivi comuni di sviluppo e dall'altra essere strumento di valorizzazione delle opportunità dei sistemi locali. E' più che evidente quindi che gli equilibri che il federalismo ed il federalismo fiscale municipale devono garantire sono tali e tanti che il Decreto 292 così come proposto ed imposto, rischia - con una malaccorta gestione - di creare tensioni e di spaccare l'Italia fra un Nord ricco ed un Sud povero.
Il federalismo fiscale secondo l'Italia dei Valori è giusto nel momento in cui chiede ai Comuni e ai loro amministratori una responsabilità sulle spese rapportate alle entrate. Bisogna che i trasferimenti dello Stato non siano più commisurati alla spesa storica bensì al costo standard. Fino ad oggi è stato lo Stato centralizzato ad essersi fatto carico della diversa capacità fiscale per abitante. Ma lo Stato da figura di "bravo papà" nel tempo si è rivelato un patrigno perchè gli oneri burocratici sono lievitati sempre più fino a trasformarsi in veri e propri ostacoli per gli stessi bisogni dei cittadini. Inoltre, all'uniformità territoriale delle prestazioni non è corrisposta una eguale uniformità nell'efficienza dei servizi erogati. Una riorganizzazione dello Stato a favore delle Regioni e degli enti locali sembra quindi doverosa.
La Toscana potrebbe trarre grandi benefici da un federalismo fatto con tutti i crismi che esso richiede. La nostra regione da una parte può far conto su una economia di un livello medio alto, dall'altra di amministrazioni locali nella stragrande maggioranza già efficienti, ed infine di una popolazione che sa rimboccarsi le maniche pur di non vivere in uno Stato assistenzialista. Se a tutto questo aggiungiamo che nel documento della Conferenza delle Regioni (febbraio 2007) che è servito alla stesura dello schema del Decreto 292 si affermava che "le regioni devono assumere il ruolo di coordinamento e di regolazione della finanza territoriale" e che per ridurre le differenze esistenti circa le capacità pro-capite presenti sul territorio nazionale si prevede la determinazione di un fondo perequativo che il D.L. 292 istituisce per un massimo di 5 anni, allora si comprende come in Toscana possa essere facile con l'utilizzo di questo strumento (semprechè idoneamente finanziato) far decollare anche quelle aree meno sviluppate.
Insomma il federalismo può essere una grande occasione, una sfida che la Toscana saprebbe portare a termine con una vittoria. Ma non è ancora arrivato il momento e quello proposto dalla Lega Nord va bocciato, non fosse altro, come sostiene il presidente Di Pietro, per dare una spallata definitiva a Berlusconi visto che la Lega Nord tiene in vita questo governo solo per far approvare il federalismo.