sabato 21 novembre 2015

Come i bambini alle elementari, sì perché alle medie già non lo fanno più


PRATO. Mezza pagina sui quotidiani è dedicata allo scontro fra Forza Italia e Pd su chi debba prendersi il merito dell'oscar per il bilancio assegnato dalla Ferpi al comune di Prato, oscar assegnato perché il bilancio sarebbe (secondo la Ferpi) perfettamente in linea con la nuova normativa e sui nuovi elementi metodologici in materia di rispetto dell'efficienza finanziaria, la trasparenza ed il dialogo con i cittadini attraverso il confronto degli ultimi due esercizi.
Ora, mi chiedo, è mai possibile organizzare addirittura delle conferenze stampa su un tema del genere? Premesso che ho difficoltà a capire le finalità di questo "oscar" e soprattutto a comprendere perché la Federazione relazioni pubbliche italiana li assegni, mi chiedo anche cos’è la Ferpi? E scopro che:  la FERPI nasce nel 1970 dalla fusione di due associazioni professionali: Fierp – Federazione Italiana Esperti Relazioni Pubbliche e Firp – Federazione Italiana Relazioni Pubbliche. Da allora rappresenta i professionisti che operano nelle Relazioni Pubbliche, la cui attività è definita dalla finalità di creare, sviluppare e gestire sistemi di relazione con i pubblici influenti sul raggiungimento degli obiettivi perseguiti da singoli, da imprese, da enti, da associazioni, da amministrazioni pubbliche e da altre organizzazioni. Possono iscriversi alla Federazione tutti coloro che presentano domanda ed esercitino attività professionale di Relazioni Pubbliche in modo unico o preminente, in proprio, in associazione con altri o alle dipendenze di terzi datori di lavoro. Sono richiesti il pieno godimento dei diritti civili e politici ed una ineccepibile condotta etica professionale.
Adesso che ne so un po’ di più mi sorge spontanea una domanda: ma di cosa stiamo parlando? Un oscar sul bilancio rilasciato da dei professionisti che hanno guardato i numeri. Sì i freddi numeri e la fredda normativa. E così a Prato ci si accapiglia per chi deve prendersi il merito? Si fa una battaglia politica su questo?
Francamente avrei preferito una battaglia politica per accaparrarsi il merito su chi ha abbassato le imposte, su chi ha eliminato qualche balzello sui servizi, che ogni giorno ne spunta uno nuovo, su chi ha abbassato le tariffe dei servizi scolastici, dei mezzi di trasporto, dei servizi sanitari, dei servizi alle aziende; su chi ha attivato percorsi per dare maggiori possibilità di lavoro ai disoccupati e alle imprese. Invece no. Ci si scontra su chi deve prendersi il merito su come è stato redatto un bilancio.  
Già alle scuole medie i nostri ragazzi non litigano più per chi deve accaparrarsi il merito di aver scritto il tema più bello… Non sarebbe il caso che la politica pratese fosse un po’ più matura? Confrontiamoci sui temi veri e non sulla nulla.

giovedì 19 novembre 2015

Cittadini per Prato piace, piace alla gente perbene



PRATO. Il progetto Cittadini per l’Italia piace. Piace a destra, piace a sinistra, piace al centro, piace alla  società civile. 
Negli incontri che sto avendo in questi giorni  con varie persone di estrazione e fede politica diversa, ma tutte e solo persone perbene e accomunate dalla voglia di fare politica (quella vera con la P maiuscola, quella che parla di mettersi al servizio della collettività) c’è un elemento che riscuote grande interesse: il progetto che parla di un programma da costruire tutti insieme liberi dalle vecchie e arcaiche ideologie non più applicabili nella loro integrità alla realtà attuale. Tutti insieme si può elaborare un programma per le prossime elezioni amministrative del 2019 a Prato.
La costruzione del programma elettorale sarà il collante per tutti coloro che aderiranno al progetto Cittadini per Prato. C’è tutto il tempo per elaborarlo e c’è tutto il tempo per smussare e trovare il giusto equilibrio fra una visione di un simpatizzante della destra e una della sinistra o del centro.

L’unica visione che non potrà essere smussata è il bene della collettività pratese fatta di benessere, sicurezza, uguaglianza e libertà.
La società civile deve tornare ad essere protagonista della vita dei territori. Impegnarsi nella buona amministrazione della propria città vuol dire partecipare attivamente al miglioramento dei luoghi che ci stanno a cuore.  Questa sarà la base di partenza di un movimento liberale, democratico, riformista ed europeista.
Le porte sono aperte a tutti coloro che vogliono aderire a questo movimento civico.
Pasquale Petrella

lunedì 9 novembre 2015

Edilizia Pubblica Pratese, adesso tutti i consiglieri sanno

PRATO. Giovedì 12 novembre question time in consiglio comunale per una nuova puntata sulla società partecipata Edilizia Pubblica Pratese.
Adesso tutti i consiglieri (del Pd in maggioranza, ed anche tutti quelli di opposizione) sanno che:
1) il Comune pagherà 375.000 euro all'Epp per canoni di affitto non riscossi dalla stessa società nel 2014;
2) che l'assessore Luigi Biancalani, più volte chiamato ad esprimersi in consiglio comunale sulla situazione dell'Epp ha dichiarato: "... se andate a vedere i bilanci vi rendete conto che c'è un enorme, aggiungo parola enorme, risparmio sulle spese del personale", "...permettetemi un giudizio, poi concludo subito, vorrei dare un giudizio molto positivo... io mi devo complimentare con gli uffici di Epp che hanno svolto questo tipo di attività. E' una società sana..."
3) che il consiglio di amministrazione dell'Epp ha aumentato nel 2011 con una semplice delibera, senza informare l'assemblea dei soci - ovvero i comuni della provincia di Prato - di 135.000 euro gli stipendi degli undici dipendenti, promuovendo quasi tutti con passaggi anche di due o tre livelli e di area, senza concorso;
4) che l'assessore Biancalani ha dichiarato in consiglio che "nella società per azioni Edilizia pubblica pratese, pur essendo a capitale pubblico, non si applicano le leggi in materia di pubblico impiego"
5) che il cda dell'Epp è stato nominato dalla precedente amministrazione di centrodestra.

Per i pignoli e, soprattutto per coloro che giustamente vogliono il supporto legislativo:

La qualificazione di un ente come società di capitali non è di per sé sufficiente ad escludere la natura di istituzione pubblica dell’ente stesso, ma si deve procedere  ad una valutazione concreta in fatto, caso per caso. Quello che rileva non è la soggettività in (ossia l’elemento formale), quanto piuttosto la tipologia di attività svolte e la capacità a svolgerle (dunque, l’elemento sostanziale). Quindi, l’identificazione in concreto dell’ente pubblico, laddove incerta, deve essere fatta analizzando la disciplina giuridica propria di esso, ricavando da questi elementi, in base a parametri normativamente predeterminati, l’essere pubblico dell’ente. In buona sostanza, l’indagine sulla natura di tali società deve essere svolta privilegiando gli aspetti sostanziali rispetto al dato meramente formale costituito dalla configurazione giuridica dell’ente, secondo un modus procedendi che è tipico del diritto comunitario. In effetti, si è andato consolidando in questi ultimi anni nella giurisprudenza nazionale - in linea con il concetto di impresa pubblica elaborato a livello comunitario, il cui elemento caratterizzante è l’influenza dominante dei pubblici poteri, prescindendo dalla natura formale -, l’orientamento della prevalenza degli aspetti pubblicistici sostanziali sulla forma privatistica ai fini della qualificazione di un soggetto. 
 Si è quindi affermato che una s.p.a. a totale capitale pubblico è privata esclusivamente per la forma giuridica assunta, ma sul piano sostanziale essa, visto che continua ad essere sotto l’influenza pubblica, è assimilabile ad un ente pubblico.
Peraltro la giurisprudenza (Cons. St., sez. V°, 1/04/2000, n. 2078; sez. VI, 4/04/2000, n. 1948; sez. VI, 1/04/2000, n. 1885) , ritiene che la veste imprenditoriale ed anche l’eventuale caratterizzazione lucrativa di un soggetto non ostano alla qualifica in termini di organismo di diritto pubblico e, quindi, all’equiparazione agli enti pubblici del diritto interno ai fini della natura pubblica dei relativi atti. Ancor prima, aderendo alla nozione sostanziale di pubblica amministrazione, il Consiglio di Stato, con la decisione n. 498 del 20/05/1995 della VI sez., affermava che in linea di massima “tali società, affidatarie della cura di rilevanti interessi pubblici, conservano inalterata la propria connotazione pubblicistica con la conseguenza che malgrado la trasformazione sono destinate a rimanere pubbliche”. Lo stesso Consiglio di Stato ha altresì affermato che ”…il fenomeno dell’azionariato pubblico e, più in generale, della costituzione di società lucrative da parte della p.a., non si radica esclusivamente nella disciplina di diritto comune, ma presenta aspetti di diritto speciale, connessi al fatto che l’amministrazione, nella sua veste di azionista di una società formalmente di diritto civile, non può che indennizzare le attività societarie a fini di interesse pubblico generale, che fanno assumere alle stesse attività i caratteri della funzione amministrativa e valenza oggettivamente pubblicistica” (Consiglio di St. sez. II°, 20/06/2001 parere n. 1428/2000).
Ogni dubbio è poi comunque stato fugato con l’intervento del legislatore statale con il Decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 (convertito nella legge n. 133/2008)  che all’art. 18 così recita:
A decorrere dal sessantesimo giorno successivo all'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge, le società che gestiscono servizi pubblici locali a totale partecipazione pubblica adottano, con propri provvedimenti, criteri e modalità per il reclutamento del personale e per il conferimento degli incarichi nel rispetto dei principi di cui al comma 3 dell'articolo 35 del decreto legislativo n. 165 del 2001”.
Dal 21 ottobre 2008 quindi, le società interamente pubbliche devono sottostare alle norme pubblicistiche sul reclutamento del personale fissate dall’art. 35 del D.Lgs 165/2001. L’articolo di che trattasi disciplina le procedure di assunzione dei pubblici dipendenti prevedendo un’adeguata pubblicità alla selezione, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. In tale contesto si è pure registrato un parere della Corte dei Conti fornito al Comune di Bari del seguente tenore: “una voluntas legis sempre più indirizzata verso l’adozione di misure di contenimento delle spese delle società a partecipazione pubblica, spesso destinatarie di cospicue risorse pubbliche, e pertanto corrisponde a principi di prudenza e di sana gestione finanziaria evitare l’incrementarsi delle spese per incarichi esterni, delle spese per lavoro flessibile e delle spese del personale delle società totalmente partecipate dall’ente locale, rilevato che tali costi potrebbero finire per gravare direttamente sulla casse comunali”.