lunedì 31 gennaio 2011

venerdì 21 gennaio 2011

A CARMIGNANO IL CENTROSINISTRA SOTTOSCRIVE IL CODICE ETICO



PRATO - Ridare credibilità alla politica e riavvicinarla ai cittadini. In un momento di grande imbarazzo per i comportamenti di alcuni fra i massimi esponenti del centrodestra nazionale, parte da Carmignano (Prato) un progetto per far capire che non tutti i politici sono uguali e che nel centrosinistra l’etica di coloro che lo rappresentano è una cosa sera.
Per questo, alla vigilia delle prossime elezioni amministrative nel comune mediceo, è stato sottoscritto un codice etico da parte di tutti i partiti che compongono la coalizione di centrosinistra che sosterrà Doriano Cirri candidato sindaco. Un codice etico per garantire le condizioni di trasparenza, correttezza e lealtà che gli aderenti assumeranno nei confronti della collettività, dei rispettivi Partiti, della politica e delle sue articolazioni elettive e di governo. E’ il primo caso in Italia, su proposta di Pasquale Petrella e fattivamente elaborata da Salvo Ardita, rispettivamente membro della segreteria e segretario provinciale dell’Italia dei Valori di Prato, che vedrà la luce nel salone consiliare di Carmignano. Un atto forte ed un guanto di sfida verso i partiti del centrodestra a fare altrettanto e ad esportarlo a livello nazionale. Il codice etico elaborato seguendo gli accorgimenti proposti anche dagli altri partiti che compongono la coalizione è stato sottoscritto dai rappresentanti del Partito Democratico (Ilaria Bugetti ed Edoardo Prestanti), dell’Italia dei Valori Lista Di Pietro (Fabio Evangelisti e Salvo Ardita), della Sinistra Ecologia e Libertà (Alessia Petraglia e Roberta Zenaghi), della Federazione della Sinistra (Stefano Cristiano e Ferdinando Panichi) e del Partito Socialista Italiano (Alessandro Michelozzi) ed ovviamente dal candidato sindaco, Doriano Cirri.
In sintesi il codice stabilisce l’impegno da parte dei partiti che lo sottoscrivono di non presentare candidati che abbiano subito condanne o siano stati rinviati a giudizio per reati contro la pubblica amministrazione, contro l’amministrazione della giustizia, per estorsione, usura, riciclaggio e impiego di denaro di provenienza illecita, trasferimento fraudolento di valori, traffico illecito di rifiuti.
Il codice di autoregolamentazione si applicherà anche ai nominati dal sindaco. E per chiudere, il documento prevede anche una norma contro il nepotismo affinchè l’amministrazione adotti tutte le misure idonee per evitare rapporti di subornazione gerarchica nella stessa struttura fra persone legate da vincoli di parentela o affinità, fino al terzo grado, o che siano coniugi o conviventi. A questo proposito il sindaco si impegna a pubblicare l’anagrafe di ciascun eletto e nominato. Infine il primo cittadino viene vincolato a dare la massima trasparenza negli appalti e subappalti pubblici evitando l’attribuzione di incarichi a terzi laddove ricorrano affinità parentali di primo grado con gli amministratori.

giovedì 20 gennaio 2011

Petrella Pasquale, insignito dell'onorificenza di Cavaliere della Repubb...

PRIMA VERTENZA SINDACALE DI UNA CINESE, UN CASO CHE PUO' FARE STORIA


PRATO - Mei Xi entrerà nella storia pratese per essere stata la prima cinese ad aver fatto una vertenza sindacale nei confronti della ditta gestita da suoi connazionali orientali. E' una svolta epocale quella che potrebbe innescare la ventinovenna dagli occhi a mandorla. Se altri cinesi, oggi sfruttati e maltrattati, decideranno di seguirla, presto tutto il mondo della illegalità presente nella comunità economica orientale potrebbe scomparire o comunque avere un grosso scossone.
Mei Xi ha denunciato alla Cgil che i suoi ex datori di lavoro, non solo l'hanno licenziata su due piedi non appena ha chiesto un periodo di feri per poter andare a trovare i suoi figli ed il marito che sono rimasti in Cina ma che, sebbene fosse stata assunta con contratto part time, in realtà lavorava fino a quindici ore al giorno per cinquecento euro netti in busta paga e altri quattrocento a nero ma con l'obbligo di pagarsi da sola i contributi.
Tante le irregolarità denunciate nei confronti della ditta di confezioni cinese che la sfruttava. Ora però è necessario che i sindacati e soprattutto il Comune di Prato diano la massima assistenza a questa giovane orientale perchè questa potrebbe essere la chiave per scardinare il mondo sommerso delle ditte cinesi. Solo se il popolo cinese che viene sfruttato e maltrattato riesce a comprendere che in Italia i lavoratori sono tutelati, solo se riescono a comprendere che hanno tutto da guadagnare nel denunciare i loro datori di lavoro che li sfruttano, allora si potrà avere risultati mille volte superiori a quelli legati alla semplice repressione portata avanti dall'amministrqazione di centrodestra.
L'educazione ai diritti è un passo fondamentale per avere anche il rispetto dei doveri. Questa è la direzione giusta.

venerdì 14 gennaio 2011

IL SINDACO CREA IMBARAZZO ALLA CITTA'.wmv

giovedì 13 gennaio 2011

IL SINDACO IMPRENDITORE CENNI METTE IN IMBARAZZO LA CITTA'


PRATO – Imbarazzante. Drammatica, vergognosa e imbarazzante. Non ci sono altri termini per definire l’incredibile situazione che si è verificata oggi pomeriggio nel salone consiliare di Prato dove tre giovani donne, ex dipendenti di un negozio Sasch chiuso da alcuni mesi a Rizziconi in Calabria, sono intervenute per chiedere le loro spettanze (circa ottomila euro a testa) al sindaco di Prato, Roberto Cenni, azionista di riferimento dell’azienda di abbigliamento che è in forte crisi.
Imbarazzante per il sindaco imprenditore Cenni, imbarazzante per l’immagine di Prato che ne è venuta fuori e che domani sarà su tutti i mezzi di informazione dando una visione negativa della nostra città.
E a tutto questo la beffa finale, che come Italia dei Valori riteniamo ancora più disdicevole: in consiglio comunale era presente una vera e propria claque a favore del sindaco che ha avuto l’incredibile e vergognosa capacità di fischiare il capogruppo dell’Italia dei Valori, Aurelio Donzella, quando ha dato la propria solidarietà a quelle tre giovani donne che si sono sobbarcate dodici ore di treno per venire a chiedere i soldi per il lavoro che hanno fatto nel negozio calabrese del sindaco imprenditore e non ancora riscosso. Una vergognosa claque che evidentemente non ha rispetto per le persone, non ha rispetto per i lavoratori presi in giro da un imprenditore che le ha usate fino all’ultimo giorno facendosi consegnare i soldi incassati per l’ultima liquidazione della merce venduta con la promessa che sarebbero serviti per pagare le loro spettanze ed invece si sono trovate abbandonate e derise. Un atteggiamento che purtroppo è emerso anche sui banchi del centrodestra in consiglio comunale. Ma, evidentemente, è questa la filosofia di quei partiti che compongono l'attuale maggioranza: nemmeno un po’ di comprensione per queste tre donne che si trovano in grande difficoltà con le loro famiglie per gli stipendi che la Sasch e quindi il sindaco imprenditore Cenni, non ha loro versato.
Quante sono le situazioni come questa di oggi che il sindaco imprenditore ha in giro per il mondo? In quanti altri consigli comunali dovremo trovarci nell’imbarazzante situazione di avere creditori del sindaco che intervengono fra il pubblico per pretendere le loro spettanze? Quanto fango il sindaco imprenditore Cenni riuscirà a far cadere su Prato e sui pratesi prima di comprendere che forse questa città non lo merita?
Ci auguriamo che Cenni sappia riflettere e, soprattutto, che sappia riflettere anche quel centrodestra che lo sostiene perché in ballo c’è la credibilità di una città e non più solo quella di Cenni.

mercoledì 12 gennaio 2011

IL DOPO APT: VALORIZZIAMO I CONSORZI TURISTICI PRIVATI


PRATO - Ridurre i costi della politica, ottimizzare le risorse, trovare vie alternative, sinergiche e più economiche ma con l'obiettivo di rendere più efficiente l'azione e concreto il risultato. L'eliminazione delle Apt (Aziende per la promozione turistica) vuole rispondere a tutti questi obiettivi e per questo la sosteniamo in pieno.

Purtuttavia qualche considerazione è giusta farla per evitare che una buona operazione per la stragrande maggioranza dei territori, possa finire per diventare penalizzante per alcune realtà o ininfluente per altre.

Premesso che ci auguriamo che l'eliminazione delle Apt non significhi anche cancellare in un sol colpo le professionalità e le valide esperienze in esse maturate, il primo dubbio che ci sorge è legato a quelle realtà toscane che fino ad oggi hanno fatto poco o nulla per incentivare il turismo, vuoi perchè l'economia industriale locale non ne ha sentito l'esigenza, vuoi perchè i residenti hanno preferito muoversi in una nicchia di economia legata a produzioni agricole e di piccole dimensioni. La grande crisi di questi ultimi anni ha provocato in queste realtà degli sconvolgimenti notevoli e, forse per la prima volta, è sorta l'esigenza di aprirsi a nuove realtà economiche. Ed è a loro che va il nostro pensiero. Può la nuova struttura regionale (Toscana Promozioni) così come è stata studiata far sì che queste realtà possano emergere? Ci saranno i margini di manovra per far sì che realtà finora vergini all'economia del turismo possano entrarne a far parte con proposte differenti da quelle già esistenti e per questo allettanti all'esterno? Ci saranno all’interno di Toscana Promozioni sensibilità e professionalità atte a capire le esigenze e le peculiarità di ogni singolo territorio toscano e non si rischi invece che i territori più forti turisticamente (es.: Firenze, la Versilia e Siena) non facciano ancor di più la parte del leone andando a colmare il vuoto delle Apt con le loro associazioni imprenditoriali già molto attive sui territori?

Noi crediamo e ci auguriamo assolutamente di sì ma perchè si aprano questi nuovi fronti è estremamente necessario che si creino sinergie con strutture locali preparate e specificatamente indirizzate nella realizzazione di percorsi che vadano a valorizzare le realtà locali e che abbiano ben presente l'idea del fruitore finale per poterlo meglio raggiungere e convincere sulla bontà della propria proposta.

Noi crediamo che tutto questo lavoro non possa essere accollato sulle sole responsabilità delle Province. Questo, soprattutto in quelle Amministrazioni dove fino all'altro ieri nessuno ha neppure lontanamente visto il turismo come una risorsa su cui puntare per il proprio sviluppo. La necessità di affidarsi a persone competenti, a professionisti del settore è più che evidente.

Ed ecco quindi la proposta che ci sentiamo di muovere.

La Regione stabilisca dei criteri, metta dei paletti precisi, e dia grande credito ai Consorzi privati per la promozione turistica che rientrino in quei parametri. Consorzi che potrebbero avere tanto più peso di fronte alla Regione quante più aziende riusciranno a mettere d'accordo nella proposizione dei loro progetti. Un elemento, quella della quantità delle aziende consorziate, che tuttavia non dovrà essere l'unico criterio discriminante e questo per non penalizzare quelle situazioni dove è materialmente impossibile avere numeri elevati di strutture ricettive perchè materialmente non presenti sul territorio.

La possibilità di accreditare i Consorzi privati da una parte risponderebbe all'esigenza di non avere costi per l'amministrazione pubblica, dall'altra permetterebbe di avere professionisti preparati e supermotivati nell'incentivare il turismo perchè il proprio business sarebbe direttamente legato al numero delle presenze che di progetto in progetto riuscirebbero a portare nel territorio di loro competenza; ed infine permetterebbe ad una grande quantità di aziende di entrare in rete e lavorare con lo stesso obiettivo a prescendire dai limiti territoriali, sempre in concorrenza, ma seguendo le medesime linee guida: (se si vuol proporre un itinerario enogastronomico per far conoscere i prodotti locali, ad esempio, è chiaro ed evidente che tutte le aziende consorziate dovranno, nell'ambito di quel progetto, attrezzarsi per far sì che l'iniziativa riesca).

Incentivare la nascita di questo genere di consorzi, aiutarli nei loro progetti ritenuti meritevoli, crediamo che sia un dovere da parte della Regione.

Noi riteniamo che promuovere un territorio non possa avvenire solo con iniziative online sul sito della Regione. Oggi digitare su un qualsiasi motore di ricerca il nome Tuscany, significa venire bombardati da centinai di voci e riuscire a raggiungere il sito della Regione non sempre è agevole, non sempre ci si riesce, non sempre lo si segue dopo un primo veloce contatto. Bisogna entrare anche nell'ottica che non ci sono solo navigatori esperti e che a volte il turista online vuole essere coinvolto dalla proposta che si trova a leggere arricchita da foto, video, messaggi, contatti e, cosa non da sottovalutare, i prezzi. Elementi, soprattutto quest'ultimo, che solo chi opera sul territorio può fornire ed aggiornare con regolarità.

La promozione turistica della Toscana non può prescindere dal contatto diretto col territorio, con le sue peculiarità con le sue esigenze. La Toscana è la terra dei campanili e proprio per questo non può essere proposta e pubblicizzata con una proposta unica. Ecco l'esigenza di creare una piattaforma da parte della Regione sulla quale ogni singola realtà possa proporre le proprie caratteristiche e vedersele valorizzare a livello mondiale.

Pasquale Petrella
Responsabile Commissione Turismo IDV Prato

lunedì 10 gennaio 2011

UMBERTO BOSSI COME VON METTERNICH


PRATO – L’Italia non è altro che una espressione geografica. Lo disse nel 1847 il ministro degli esteri austriaco Klemens von Metternich e oggi lo sta riaffermando quello che sembra un suo legittimo erede: Umberto Bossi . E così come contro von Metternich e contro gli austriaci che occupavano parte dell’Italia del nord si sollevarono i piemontesi, i lombardi ed i veneti, oggi è arrivato il momento che l’orgoglio degli italiani tutti prenda le distanze da chi vuole tornare a far diventare l’Italia una mera espressione geografica. Le celebrazioni per i centocinquanta anni dell’unità d’Italia non possono essere infangate da un partito che peraltro è alla guida del Paese. Se la Lega Nord ed i leghisti non si sentono italiani, non si sentono più rappresentati dal tricolore hanno una sola cosa da fare cambiare residenza.
Per il tricolore e per l’unità d’Italia hanno combattuto soprattutto i piemontesi, i lombardi (ricordiamo le Cinque giornate di Milano) ma in Lombardia arrivarono anche gli studenti pisani per scacciare gli oppressori austriaci, e poi la spedizione dei Mille. La storia non può essere cambiata e fa male pensare che coloro che discendono da chi ha pagato con la vita per rendere l’Italia uno stato unico, sovrano ed indivisibile, partecipando alle guerre di Indipendenza, al nostro glorioso Risorgimento, oggi si stiano adoperando per renderla di nuovo una semplice espressione geografica.

sabato 8 gennaio 2011

La Lega Nord è un virus contro l'unità d'Italia e Berlusconi ed il Pdl ne sono i complici


PRATO - Le celebrazioni per i centocinquanta anni dell'unità d'Italia ci stanno facendo scoprire, se mai ce ne fosse stato ancora bisogno, che purtroppo c'è un virus che si sta diffondendo e sta contagiando molti italiani con l'obiettivo di distruggere quell'unità costata così tante vite umane.
Il virus è la Lega Nord che non perde occasione per mostrare il suo lato secessionista e disgregante per separare il Nord dal resto dell'Italia. E quello che è peggio è che purtroppo chi quel partito se lo tiene per amico pur di avere il potere, non sa il male che sta facendo all'Italia e agli italiani. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non si è visto in nessuna delle celebrazioni tenute dal Presidente della Repubblica. Un'assenza ingiustificata, imbarazzante e che purtroppo finisce per accreditare ancor di più tutti coloro in camicia verde che vogliono stravolgere la storia, annientare il Risorgimento e creare la Padania. Come possono i toscani (per fortuna ancora pochi) votare Lega Nord quando per questo partito la Padania finisce col fiume Po? Come possono i toscani e tutti gli italiani a sud di quel fiume votare un partito che gestisce il potere romano per preservare solo il Nord? I fondi per i danni provocati dal maltempo a fine 2010 per le province di Massa Carrara e della Lucchesia non ci sono, ma quelli per l'alluvione in Veneto sono stati stanziati il giorno dopo. Come si può continuare a foraggiare e sostenere con i voti un partito che pensa a dividere e non ad unire, che pensa ad una razza superiore (quella del nord Italia) ed una inferiore (tutto il resto d'Italia)? Ma la storia non ci ha insegnato nulla?
Il virus va debellato con un valido vaccino. Il Presidente della Repubblica è stato chiaro il tricolore va rispettato e difeso. Verde, bianco e rosso così come lo hanno indossato e lo indossano i tanti giovani che pagano con la vita l'amore per esso e per la Patria. I leghisti sono il virus contro l'unità d'Italia ma Berlusconi ed il Pdl ne sono complici e corresponsabili. Ora più che mai gli italiani devono riuscire a svegliarsi. Non è possibile dare ancora credito a questo partito che sta tradendo i suoi stessi elettori del Nord con demagogiche promesse. Chi è che non vuole il federalismo? E' lo stesso centrodestra, ovvero Lega Nord e Pdl a non volerlo perchè in Parlamento hanno i numeri per farlo ed invece sono impegnati in una commedia greca a fare di giorno e disfare di notte, dando la colpa ad altri. Quella del federalismo sembra la stessa storia del conflitto di interesse che doveva risolvere il centrosinistra quando si è trovato al potere. Il centrosinistra non ne ha capito fino in fondo l'importanza, non lo ha disciplinato e ne ha poi pagato il caro prezzo, ora è il centrodestra che pur avendo i numeri per farlo non è capace di portare a termine il federalismo ed allora è giusto che gli italiani, soprattutto quelli del nord, lo puniscano non dando più fiducia a quel partito che si riempie la bocca del federalismo ma che in realtà pensa a ben altro. Roma ladrona? Sì, ma ci sono il Pdl e la Lega Nord a mangiare da anni ormai.

venerdì 7 gennaio 2011

SICUREZZA, IL TEMPO DEI MILITARI STA PER SCADERE E I PROBLEMI SONO IRRISOLTI



PRATO - Il tempo dei militari a Prato sta per scadere ed allora è doveroso ringraziare tutti quei ragazzi in divisa che ci hanno fatto compagnia per le vie del centro in tutti questi ultimi diciotto mesi. Giovani militari che pur avendo poca dimestichezza in materia di ordine e sicurezza pubblica perchè addestrati per scenari ben più impegnativi, hanno fatto a pieno il loro dovere facendo sentire sicuri i cittadini. Hanno dato il massimo della loro professionalità nello svolgere un compito forse anche poco gradito preferendo, crediamo, scenari afgani a quelli pratesi. A loro va il ringraziamento di Italia dei Valori con l'auspicio che mai più in futuro debbano trovarsi a sacrificare la propria dignità per accontentare le scelte populiste di qualche politico.
E dopo aver ringraziato coloro che ci hanno messo la faccia con serietà ed impegno, non possiamo non passare a fare un bilancio sull'utilità o meno del loro impiego nella nostra città e quindi sulla scelta opportuna o meno di chi politicamente parlando ce li ha portati. Il bilancio lo facciamo attraverso i dati forniti dalla questura di Prato sull'andamento dei reati nel 2010 nella nostra città, confrontandoli con quelli forniti dalla questura di Firenze e relativi al capoluogo della Toscana dove non sono stati impiegati i militari. Secondo questi dati, forniti poco prima di Natale, a Prato c'è stato un calo di circa l'11 per cento dei delitti, con un incremento però per le rapine, i fatti di sangue e i furti nelle abitazioni. A Firenze il numero dei delitti è sceso del 15 per cento, con un incremento per i fatti di sangue e i furti nelle abitazioni. Sembra incredibile eppure a Firenze la percentuale dei delitti è scesa più che a Prato dove quotidianamente sono stati schierati decine di militari insieme a poliziotti e carabinieri ma, nel contesto generale si è registrato lo stesso incremento per quelle tipologie di reati più gravi. E allora quale conclusione ne possiamo trarre? La prima è che la scelta politica dell'amministrazione comunale di Prato guidata dal centrodestra è stata anche in questo caso fallimentare: la presenza dei militari da una parte non ha affatto determinato una diminuzione dei reati, dall'altra ha impegnato centinaia di migliaia di euro per pagare le indennità supplementari ai soldati, soldi pubblici che avrebbero potuto essere impiegati per offrire altri servizi o più semplicemente, come auspicava Italia dei Valori, per assumere altri poliziotti, finanzieri e carabinieri da destinare ad indagini investigative per prevenire sul serio la commissione dei reati. La sicurezza è un problema serio che non si può affrontare con gli spot , gettando fumo negli occhi ai cittadini che sono stati ingannati con false promesse in campagna elettorale e illusi con la presenza dei militari che avrebbe dovuto risolvere ogni problema. La statistica di fine anno dice che i furti nelle abitazioni sono aumentati e quindi ci sono migliaia di famiglie che si sono visti svaligiare le loro case. Anche le rapine e gli omicidi sono aumentati. Possiamo sentirci più sicuri con la politica dei militari per strada fatta dal centrodestra? No, noi ringraziamo i militari che ce l'hanno messa tutta, ma non siamo più tranquilli rispetto a quanto lo eravamo un anno e mezzo fa. Anzi ora, con la partenza dei militari, ci sentiamo ancora più in pericolo perchè le risorse spese per i militari sono finite e le forze dell'ordine sono sempre più sotto organico. Ora più che mai l'amministrazione comunale dovrebbe fare pressioni sul Governo affinchè gli organici destinati alla sicurezza nella terza città più grande del centro Italia (dopo Roma e Firenze), abbia ciò che gli spetta non solo per numero di poliziotti, carabinieri e finanzieri, bensì anche per il personale e i magistrati del Tribunale. Un altro fronte quest'ultimo che crea preoccupazione per l'amministrazione della giustizia e quindi per la certezza del diritto. Se si fosse investito già diciotto mesi fa su questi due fronti anzichè sperimentare gli spot propagandistici, forse avremmo avuto davvero più sicurezza e più giustizia.
E allora alla domanda se sono serviti i militari in città, la risposta non può che essere una sola: no.