sabato 12 febbraio 2011

Crisi Sasch e l'ipotesi dell'incauta erogazione del credito


PRATO - La crisi della Sasch, l'azienda che fa riferimento al sindaco di centrodestra di Prato, Roberto Cenni, con i suoi centosettanta milioni di euro di debiti sta per arrivare al capolinea. Forse si chiuderà con dei concordati o forse si chiuderà col fallimento. Due cose paiono comunque certe vista la mole spropositata dei debiti accumulati negli ultimi anni dall'azienda: 1)da una parte brilla l'incapacità degli imprenditori che la guidavano, 2) dall'altra emerge la corresponsabilità almeno di una o più banche che hanno fatto una incauta erogazione del credito verso la Sasch. L'azienda è in crisi di liquidità da diversi anni e quindi le banche, soprattutto quelle oggi più esposte verso il gruppo, non potevano non sapere. Anzi, l'accusa che il giudice potrebbe loro muovere, sarebbe quella della concessione abusiva del credito. Un incauto finanziamento che, se riconosciuto, potrebbe far ravvisare anche il dolo da parte di chi ha deciso di finanziare cautelandosi con ipoteche sui beni strumentali dell'azienda ma ben sapendo che la stessa Sasch non avrebbe mai potuto rientrare verso gli altri piccoli creditori. Una crisi quindi pilotata che sta penalizzando soprattutto i piccoli artigiani ed imprenditori che con la Sasch hanno lavorato e non riscosso. Se la procura di Prato aprirà un fascicolo penale su questa vicenda è molto probabile che oltre alla famiglia Cenni possa essere chiamata a risponderne anche qualche grossa banca.
A questo proposito propongo la lettura di una parte del libro di Valentina Piccinini, dal titolo: "I rapporti tra banca e clientela. Asimmetria e condotte abusive".
La responsabilità della banca per concessione abusiva del credito ricorre quando la banca, in violazione delle regole che disciplinano l’attività di erogazione del credito e che impongono agli sistituti di credito di attuare una sana e prudente gestione e quindi soprattutto un’attenta valutazione della meritevolezza creditizia del soggetto beneficiato, elargisce credito o continua ad elargire credito ad un soggetto non meritevole perché già insolvente o potenzialmente insolvente.
Questa condotta della banca cagiona un ritardo nella dichiarazione di fallimento e quindi un’indebita protrazione della presenza di un soggetto decotto sul mercato con conseguente danno che si produce contemporaneamente in capo a due soggetti. Da un alto i creditori che subiscono un indebito aumento dello stato passivo dell’impresa e che, lesi nella loro libertà contrattuale a causa dell’apparente solvibilità ingenerata dall’incauto finanziamento, persistono in rapporti obbligatori o concludono contratti con un soggetto in realtà tutto altro che solvibile. Dall’altro lato, la condotta della banca cagiona danno anche alla stessa impresa che ha reiteratamente ricevuto il credito in quanto l’ammontare del debito aumenta proporzionalmente e progressivamente a causa dei continui finanziamenti ricevuti e la cui restituzione non è in grado di onorare.
La condotta di abusiva concessione del credito si presenta dunque caratterizzata da una natura plurioffensiva giacchè reca pregiudizio tanto all’impresa finanziata che ai creditori della stessa.
La banca, al contrario, agisce nella consapevolezza di non correre alcun rischio ma anzi, agisce con piena cognizione di causa in quanto la sua condotta è per lo più finalizzata ad ottenere, nel mometno in cui elargisce il credito, garanzie personali o reali dallo stesso debitore o da terzi. Le garanzie in questo modo ottenute consentono all’istituto bancario di poter ugualmente, se non addirittura in modo più soddisfacente, realizzare crediti al di fuori del concorso con gli altri creditori, oltre ad impedire a questi ultimi la possibilità di esercitare le azioni revocatorie a tutela dei propri diritti…
Di fronte all’imminente e ormai inevitabile fallimento dell’impresa, la banca invece di astenersi e rifiutare la concessione del credito, come sarebbe suo obbligo, consapevolmente lo concede proprio con il fine di contenere il pregiudizio che soffrirebbe qualora si aprisse subito il fallimento. Ad esempio, l’istituto di credito, con l’erogazione del credito, posticipa la data della dichiarazione del fallimento. In tal modo essa riesce a spostare in avanti il cosiddetto periodo sospetto, riuscendo a consolidare atti di disposizione che altrimenti sarebbero revocabili. In sostanza la banca abusa del proprio potere di erogare credito ad un soggetto che tale credito non merita.

1 commento:

  1. ... Ed ecco un altra brutta storia che ha tra i suoi protagonisti.... "banche che sapevano"... Banche che da un lato hanno allungato la mano per salvare un azienda in crisi erogando crediti..., ma non hanno esitato a mollare la presa appena hanno visto l'orlo del precipizio tutelando così solo i propri interessi!!!!
    Tanto è noto che in caso di fallimento.... loro sono le prime a rientrare dei propri crediti... agli altri aventi diritto spetteranno forse solo le briciole...!!!!
    Non mi dispiacerebbe affatto che finalmente anche colossi come banche pagassero per i propri errori.
    Non capisco come si possa essere arrivati a tanto..!!!
    Un qualsiasi cittadino,per poter accedere ad un finanziamento, un mutuo etc... deve fornire garanzie, spesso la sola busta paga non è sufficiente... a coprire l'importo richiesto.. e quì invece si erogano grossi capitali...!! No...!! Tutto questo è veramente assurdo!!

    Barbara

    RispondiElimina