sabato 28 agosto 2010
PRATO, IL SINDACO FA PUBBLICITA' A RISTORANTE DENUNCIATO PER ABUSI EDILIZI
PRATO – Nell’ultima intervista, in ordine di tempo, rilasciata dal sindaco di Prato Roberto Cenni, il primo cittadino ha parlato del centro storico e della sua ricetta per rilanciarlo. Nel fare un esempio virtuoso di chi sta dando un buon contributo per rivitalizzare e migliorare l’immagine della città, Cenni ha fatto propaganda ad un ristorante di piazza Duomo dove spesso e solito pasteggiare. Come Italia dei Valori ci preme dare un consiglio al sindaco: se proprio deve fare pubblicità a qualche esercizio del centro non faccia pubblicità ad un esercizio denunciato dalla polizia municipale per opere abusive. La denuncia è avvenuta durante questa legislatura e quindi Cenni non può nemmeno pensare di giustificarsi dicendo che non ne era a conoscenza.
Non è facendo i regolamenti anti kebab ed elogiando gli esercenti italiani che compiono abusi edilizi che si dà il buon esempio. Per rilanciare il centro storico di Prato la ricetta non è e non può essere quella del centrodestra che fino ad oggi non ha investito un euro per agevolare i commercianti e gli esercenti del centro storico. Sì, perché aprirlo alle auto non è costato niente e non ha dato assolutamente nulla in termini di risultati economici; e riportare il centro agli anni Settanta è l’unica cosa che questa giunta è riuscita a fare.
Noi come Italia dei Valori chiediamo che l’amministrazione comunale sia vicina ai commercianti sotto il profilo degli affitti, con iniziative e spettacoli in centro, con una maggiore illuminazione e cura dei giardini e dei vicoli.
venerdì 27 agosto 2010
UN CASO MELFI ANCHE A PRATO; OPERAIO PAGATO PER 5 ANNI SENZA LAVORARE
PRATO – Il caso dei tre operai della Fiat di Melfi licenziati dall’azienda e reintegrati nel posto di lavoro dal giudice ma impossibilitati a tornare al lavoro perché i dirigenti torinesi hanno deciso di pagar loro lo stipendio ma di tenerli lontani comunque dal posto di lavoro, ha un preciso precedente a Prato accaduto sette anni fa.
Marco Toccafondi, giovane operaio pratese lavorava in un grosso lanificio nella periferia sud della città. Un’azienda con più di quattrocento operai e che fa riferimento ad una delle famiglie più ricche e note fra Prato e Firenze. Era il 2000 quando il giovane operaio costituì un sindacato interno autonomo che nelle elezioni delle Rsu si piazzò al secondo posto davanti a Cisl e Uil. Fu l’unico sindacato che successivamente non firmò l’accordo di lavoro proposto dall’azienda. E, secondo Marco Toccafondi, questa fu la causa principale del contrasto con i dirigenti che di lì a poco lo portò al licenziamento e all’apertura di un contenzioso giudiziario. Nel 2003 il giudice gli dette piena ragione e ordinò l’immediato reintegro nel posto di lavoro. “Ma la mattina che mi presentai per riprendere il mio posto fui portato nell’ufficio del titolare che disse che mi avrebbe pagato lo stipendio ma che non avrei dovuto tornare in fabbrica. Insomma mi pagava lo stesso se non andavo più a lavorare. Io accettai - scrive Marco Toccafondi sul suo profilo facebook – anche perché ho un concetto del lavoro diverso da quello dei tre operai di Melfi e non ritengo che passare otto ore in fabbrica serva a nobilitarci”. Marco Toccafondi ha percepito lo stipendio fino a gennaio 2008 senza andare mai a lavorare. Poi un accordo con l’azienda, che nel frattempo si è fortemente ridimensionata nel personale e nella struttura, ha portato alla risoluzione del contratto e all’accordo sulla liquidazione pagata in più tranche.
E’ questo quello che accadrà anche ai tre operai della Fiat di Melfi? Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha detto la sua sull’argomento, rispondendo alla lettera dei tre operai. L’ad della Fiat, Marchionne, si è detto disponibile a riesaminare il caso. L’auspicio è che non si continui ad un muro contro muro solo per questioni di principio. In questo momento la Fiat avrebbe tutto da guadagnare nell’accettare la decisione del giudice del lavoro e nel far rientrare al lavoro i tre operai di Melfi. Sarebbe anche un bel segnale per tutti, anche perché accoglierli non sarebbe visto come una sconfitta ma come un gesto di distensione sociale perché sì, è vero, forse la società è cambiata non possiamo più dividere il mondo del lavoro in padroni ed operai; ma è anche vero che quando ci sono da fare i sacrifici questi vengono chiesti agli operai e quando ci sono i lauti guadagni questi se li intascano solo i padroni. Se dobbiamo rivedere il concetto di lavoro allora dobbiamo rivederlo a trecentosessanta gradi.
Marco Toccafondi, giovane operaio pratese lavorava in un grosso lanificio nella periferia sud della città. Un’azienda con più di quattrocento operai e che fa riferimento ad una delle famiglie più ricche e note fra Prato e Firenze. Era il 2000 quando il giovane operaio costituì un sindacato interno autonomo che nelle elezioni delle Rsu si piazzò al secondo posto davanti a Cisl e Uil. Fu l’unico sindacato che successivamente non firmò l’accordo di lavoro proposto dall’azienda. E, secondo Marco Toccafondi, questa fu la causa principale del contrasto con i dirigenti che di lì a poco lo portò al licenziamento e all’apertura di un contenzioso giudiziario. Nel 2003 il giudice gli dette piena ragione e ordinò l’immediato reintegro nel posto di lavoro. “Ma la mattina che mi presentai per riprendere il mio posto fui portato nell’ufficio del titolare che disse che mi avrebbe pagato lo stipendio ma che non avrei dovuto tornare in fabbrica. Insomma mi pagava lo stesso se non andavo più a lavorare. Io accettai - scrive Marco Toccafondi sul suo profilo facebook – anche perché ho un concetto del lavoro diverso da quello dei tre operai di Melfi e non ritengo che passare otto ore in fabbrica serva a nobilitarci”. Marco Toccafondi ha percepito lo stipendio fino a gennaio 2008 senza andare mai a lavorare. Poi un accordo con l’azienda, che nel frattempo si è fortemente ridimensionata nel personale e nella struttura, ha portato alla risoluzione del contratto e all’accordo sulla liquidazione pagata in più tranche.
E’ questo quello che accadrà anche ai tre operai della Fiat di Melfi? Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha detto la sua sull’argomento, rispondendo alla lettera dei tre operai. L’ad della Fiat, Marchionne, si è detto disponibile a riesaminare il caso. L’auspicio è che non si continui ad un muro contro muro solo per questioni di principio. In questo momento la Fiat avrebbe tutto da guadagnare nell’accettare la decisione del giudice del lavoro e nel far rientrare al lavoro i tre operai di Melfi. Sarebbe anche un bel segnale per tutti, anche perché accoglierli non sarebbe visto come una sconfitta ma come un gesto di distensione sociale perché sì, è vero, forse la società è cambiata non possiamo più dividere il mondo del lavoro in padroni ed operai; ma è anche vero che quando ci sono da fare i sacrifici questi vengono chiesti agli operai e quando ci sono i lauti guadagni questi se li intascano solo i padroni. Se dobbiamo rivedere il concetto di lavoro allora dobbiamo rivederlo a trecentosessanta gradi.
mercoledì 25 agosto 2010
BOSSI SPARA SU CASINI MA A PRATO LEGA E UDC VANNO A BRACCETTO
PRATO - Umberto Bossi non ha peli sulla lingua e all'Udc di Casini le spara grosse e diritte in faccia: mai con l'Udc, andiamo pure subito al voto. Insomma a livello nazionale fra Lega Nord e Udc sembra proprio che non c'è e non ci potrà mai essere un accordo visti i toni usati.
Ancora una volta quindi non posso non rilevare la strana situazione che si vive a Prato dove Udc e Lega Nord governano insieme in Comune ma sono separati in casa in consiglio provinciale dove sono all'opposizione. Come è possibile che a Prato nessuno dell'Udc abbia ancora avuto il coraggio di dire no a questa alleanza, così come sta facendo Bossi con Casini a livello nazionale?
I temi sui quali Lega e Udc non sono d'accordo sono tanti e continuano ad essere sempre più evidenti. Si può giustificare l'alleanza pratese fra questi due partiti solo per la fame di poltrone? Se fosse così sarebbe davvero triste.
Ora più che mai serve un colpo di reni e una presa di posizione coraggiosa da parte del partito di Mencattini. Un'uscita dall'attuale maggioranza per non lasciarsi coinvolgere da una politica di un partito che fa dell'odio razziale la sua arma migliore per cercare facili consensi e per una politica che non porta da nessuna parte. Le missime di minacce che in qeusti giorni vengono recapitate a politici di destra come a quelli di sinistra stanno a dimostrare l'imbarbarimento che si sta vivendo in città. Di chi la colpa?
Il mondo politico bisogna che cominci a fare un'analisi seria e, soprattutto, che cominci a capire che chi semina vento poi rqaccoglie tempesta. Non si può pensare di scherzare quando si fomenta l'odio. IL pazzo di turno alla fine ci scappa sempre.
Ancora una volta quindi non posso non rilevare la strana situazione che si vive a Prato dove Udc e Lega Nord governano insieme in Comune ma sono separati in casa in consiglio provinciale dove sono all'opposizione. Come è possibile che a Prato nessuno dell'Udc abbia ancora avuto il coraggio di dire no a questa alleanza, così come sta facendo Bossi con Casini a livello nazionale?
I temi sui quali Lega e Udc non sono d'accordo sono tanti e continuano ad essere sempre più evidenti. Si può giustificare l'alleanza pratese fra questi due partiti solo per la fame di poltrone? Se fosse così sarebbe davvero triste.
Ora più che mai serve un colpo di reni e una presa di posizione coraggiosa da parte del partito di Mencattini. Un'uscita dall'attuale maggioranza per non lasciarsi coinvolgere da una politica di un partito che fa dell'odio razziale la sua arma migliore per cercare facili consensi e per una politica che non porta da nessuna parte. Le missime di minacce che in qeusti giorni vengono recapitate a politici di destra come a quelli di sinistra stanno a dimostrare l'imbarbarimento che si sta vivendo in città. Di chi la colpa?
Il mondo politico bisogna che cominci a fare un'analisi seria e, soprattutto, che cominci a capire che chi semina vento poi rqaccoglie tempesta. Non si può pensare di scherzare quando si fomenta l'odio. IL pazzo di turno alla fine ci scappa sempre.
domenica 22 agosto 2010
I FINIANI PAGANO LA MANCATA RISOLUZIONE DEL CONFLITTO DI INTERESSE
Intimidazioni a suon di notizie più o meno vere, calunnie belle e buone, foto e titoloni strillati sui giornali della “famiglia”. I finiani stanno scoprendo a caro prezzo e sulla loro pelle la mancata legge sul conflitto di interesse.
Quello a cui stiamo assistendo da un mese a questa parte, con gli attacchi al presidente della Camera, Gianfranco Fini per l’appartamento a Montecarlo, a Luca Barbareschi per la presunta piscina costruita (abusivamente) nella sua casa nell’isola di Filicudi, a Italo Bocchino per gli incarichi in tv ricevuti dai propri familiari non sono altro che l’elevazione all’ennesima potenza di quanto già sperimentato nell’ottobre dell’anno scorso contro il giudice Raimondo Mesiano, reo di aver condannato la Fininvest ad un risarcimento di 750milioni nei confronti di Cir, nell’ambito del processo sul Lodo Mondadori, e per questo preso di mira col tentativo di ridicolizzarlo e screditarlo con un servizio di dubbissimo gusto mandato in onda da Mattino 5.
Fra i punti che Berlusconi vuole affrontate al rientro dalle vacanze, i finiani farebbero bene a chiedere di inserire anche la risoluzione del conflitto di interesse perché è vero, la stampa – quella al servizio del padrone, non libera né obiettiva – se usata a sommo studio ha il potere di screditare e gettare ombre su chicchessia.
Ne sa qualcosa Futuro e Libertà che nei sondaggi, dopo le notizie relative all’appartametno a Montecarlo e Fini, è crollato di quattro o cinque punti percentuale.
La legge sul conflitto di interesse è più che mai necessaria. Solo in Italia, fra tutti i paesi civili, c’è un capo del governo che in via diretta o indiretta ha il quasi monopolio dell’informazione. Chissà se mister B. riesce ancora a dire che i giornalisti e la stampa in genere sono contro di lui. Sarebbe interessante scoprire che cosa gli risponderebbero i finiani.
venerdì 20 agosto 2010
QUESTORE E CONSOLE CINESE DANNO UNO SCHIAFFO ALLA POLITICA DEL CENTRODESTRA
PRATO - "Incentivare le occasioni di scambio informativo e promuovere ogni forma di collaborazione per agevolare il rispetto delle regole e prevenire la commissione dei reati... favorire con rinnovato impegno il percorso d'integrazione e più in generale la convivenza civile, accompagnando il cittadino straniero ed aiutandolo nella soluzione dei problemi quotidiani più frequenti che nascono da usi e costumi diversi, nonché dalla difficoltà di comprendere procedure e regole del sistema legislativo italiano". E' questo in sintesi il cuore del comunicato stampa formalizzato dall'Ufficio stampa della Questura di Prato al termine di un incontro fra il questore, Filippo Cerulo, ed il console generale della Repubblica popolare cinese, Zhou Yungi. Ed è incredibile notare quanto il dottore Cerulo e la dottoressa Yugi siano andati oltre la pochezza degli amministratori locali che in materia di immigrazione sanno usare o solo il bastone come nel caso dell'assessore alla sicurezza Aldo Milone o il completo vuoto pneumatico delle iniziative dell'assessore alle politiche dell'integrazione, Giorgio Silli.
C'è stato bisogno di un confronto fra il questore ed il console per arrivare ad una ricetta così elementare per permettere ad uno straniero di rispettare le leggi locali: ovvero metterlo nella condizione di conoscerle. Il comunicato della questura, che per certi versi pare rivoluzionario e rappresenta un vero e proprio schiaffo alla politica del centrodestra pratese, aggiunge che solo questo tipo di comportamento permette "il consolidamento di una cultura della legalità, della tolleranza e della solidarietà, condizioni indispensabili per garantire, in una realtà multiculturale e complessa come quella pratese, il bene prezioso della sicurezza e della pacifica convivenza".
Come Italia dei Valori sosteniamo in pieno quanto emerso dal confronto fra il questore di Prato ed il console generale cinese e ci auguriamo che anche la politica dell'amministrazione comunale guidata dal sindaco Roberto Cenni, ne sappia trarre le debite conseguenze e cambiare rotta.
mercoledì 4 agosto 2010
I LAVORI SULLA SR 325 LI DIRIGE L'ANAS MA I CONSIGLIERI DEL PDL NON LO SANNO ANCORA
PRATO- Siamo profondamente perplessi oltre che indignati nei confronti dei consiglieri del PDL per la natura e il contenuto delle dichiarazioni comparse in un articolo di giornale del 4 agosto 2010 inerente i lavori sulla Strada Regionale 325 che dimostra in modo inequivocabile:
- che non hanno ben letto le dichiarazioni dell’Italia dei Valori che esprimeva solidarietà e stima all’assessore Menchetti e proponeva all’ANAS la rescissione del contratto con la ditta appaltatrice vista la condotta da quest’ultima dimostrata;
- che le sterili e confuse polemiche circa fatti privi di fondamento intervengono a screditare le richieste dei cittadini che invece l’Italia dei Valori vuole tutti rappresentare intervenendo esclusivamente nel merito delle questioni;
- che questo modo di fare politica allontana ancor più i cittadini già provati da una politica affaristica e da trame di palazzo non facenti parte del patrimonio politico dell’Italia dei Valori e dalle quali, se ve ne fosse riscontro, l’IdV pratese prenderebbe immediatamente le distanze.
Ci auguriamo invece che il PDL si assuma la responsabilità, essendo partito di governo, ed intervenga con l’ANAS per incidere sul rispetto dei tempi contrattualmente stabiliti nell’appalto con la Cogemar, e in subordine la rescissione di tale contratto, la cui condotta ha già creato inutili tensioni sociali alle quali appare illogico e offensivo, nei confronti dei cittadini che vivono le difficoltà quotidiane, aggiungere sterili, inutili e confuse polemiche che offendono anche l’intelligenza dei lettori del quotidiano locale.
LA SEGRETERIA PROVINCIALE
ITALIA DEI VALORI
PRATO
- che non hanno ben letto le dichiarazioni dell’Italia dei Valori che esprimeva solidarietà e stima all’assessore Menchetti e proponeva all’ANAS la rescissione del contratto con la ditta appaltatrice vista la condotta da quest’ultima dimostrata;
- che le sterili e confuse polemiche circa fatti privi di fondamento intervengono a screditare le richieste dei cittadini che invece l’Italia dei Valori vuole tutti rappresentare intervenendo esclusivamente nel merito delle questioni;
- che questo modo di fare politica allontana ancor più i cittadini già provati da una politica affaristica e da trame di palazzo non facenti parte del patrimonio politico dell’Italia dei Valori e dalle quali, se ve ne fosse riscontro, l’IdV pratese prenderebbe immediatamente le distanze.
Ci auguriamo invece che il PDL si assuma la responsabilità, essendo partito di governo, ed intervenga con l’ANAS per incidere sul rispetto dei tempi contrattualmente stabiliti nell’appalto con la Cogemar, e in subordine la rescissione di tale contratto, la cui condotta ha già creato inutili tensioni sociali alle quali appare illogico e offensivo, nei confronti dei cittadini che vivono le difficoltà quotidiane, aggiungere sterili, inutili e confuse polemiche che offendono anche l’intelligenza dei lettori del quotidiano locale.
LA SEGRETERIA PROVINCIALE
ITALIA DEI VALORI
PRATO
Iscriviti a:
Post (Atom)