Alberto Baban (Azione) |
A sostenerlo è il comitato pratese di Azione che in un documento indica anche i motivi ed i vantaggi che deriverebbero da questa strategia che porterebbe ad una maggiore competitività a livello internazionale abbattendo i costi fissi dell’export e dell’innovazione dei prodotti e guadagnando in efficienza.
Sul
tema pratese interviene anche Alberto Baban, imprenditore fra i costituenti di
Azione, partito di Carlo Calenda e Matteo Richetti, già presidente della Piccola
Industria e vicepresidente di Confindustria e membro del Consiglio Generale.
"Azione segue con interesse il dibattito che si sta sviluppando a Prato. Le fusioni tra imprese sono lodevoli ma necessitano di premialità fiscale da parte dello Stato, che ad oggi non è sufficiente – dice Alberto Baban - Si potrebbe ad esempio ipotizzare per un determinato periodo di tempo il congelamento dell’imposta sul reddito delle aziende per la società di nuova costituzione frutto della fusione – continua Baban - Non solo sarebbe un segnale di incoraggiamento da parte dallo Stato, ma la prova di aver capito la delicatezza del momento storico che stiamo vivendo, dove “dimensione” diventerà sempre più sinonimo di “protezione” e competitività nei mercati globali."
“L’aggregazione produce una lunga lista di benefici che non possono che agevolare la ripresa” aggiunge il comunicato di Prato in Azione dove si fanno gli esempi del Marketing che con la concentrazione delle risorse permetterebbe maggiore potenzialità economica per lo sviluppo di una solida brand identity; della Ricerca e Sviluppo… “somma delle risorse, talvolta esigue se prese singolarmente, che ogni singola azienda può dedicare a questo punto, consentirebbe di realizzare dei veri reparti di ricerca e sviluppo capaci di innovare ed evolvere, sia il prodotto che il processo, mantenendo in questo modo competitività per le singole aziende”; Maggior potere contrattuale verso i grandi clienti “soprattutto internazionali, che consentirebbe di evitare potenziali soprusi (sconti forzati o clausole contrattuali imposte)”; Maggior forza nella trattativa con le banche per l’accesso al credito; Maggiori risultati dagli sforzi commerciali per proporsi sul mercato globale; Controllo di qualità del prodotto “Questo è un tema che, come la ricerca e sviluppo, non tutte le piccole aziende possono allocare importanti investimenti”.
“La storia del nostro distretto ci racconta di come già negli anni ‘30 del secolo scorso, erano stati scritti dei verbali dell’Unione Industriale Pratese, che riportavano un dibattito su questa possibilità di aggregazione – si legge ancora nel comunicato - Insomma, la visione lungimirante di come aggregati industriali più grandi, potessero aumentare la competitività sul mercato e rappresentare un rafforzamento dell’economia del distretto che oggi conta 30.000 addetti nel tessile e nell’abbigliamento e oltre 7.000 imprese, con un fatturato di oltre 4 miliardi di euro ed un export che supera il 50% del fatturato”.
Prato in Azione poi fa l’esempio di un distretto che ha saputo aggregarsi e che funziona. “Un modello di aggregazione e che dimostra che è efficace è quello del consorzio del Parmigiano Reggiano – si legge ancora nel documento - Questo consorzio è composto da 330 aziende che hanno saputo unirsi per realizzare qualcosa una grande eccellenza italiana. L’unione le ha rese capaci di standardizzare i processi, creare senso di appartenenza, lavorare al miglioramento costante del prodotto, investire sull’identità del prodotto e sul marketing. Il risultato di questa unione è un prodotto di altissima qualità, conosciuto e riconosciuto nel mondo con un fatturato che è cresciuto in maniera verticale a seguito del consolidamento del consorzio e grazie al lavoro di quest’ultimo”.
Il comitato pratese di Azione indica poi anche un possibile punto di partenza per la costituzione di un consorzio tessile: “Creare prodotti innovativi di eccellenza a livello industriale per creare un obiettivo comune e un senso di appartenenza”.
"Azione segue con interesse il dibattito che si sta sviluppando a Prato. Le fusioni tra imprese sono lodevoli ma necessitano di premialità fiscale da parte dello Stato, che ad oggi non è sufficiente – dice Alberto Baban - Si potrebbe ad esempio ipotizzare per un determinato periodo di tempo il congelamento dell’imposta sul reddito delle aziende per la società di nuova costituzione frutto della fusione – continua Baban - Non solo sarebbe un segnale di incoraggiamento da parte dallo Stato, ma la prova di aver capito la delicatezza del momento storico che stiamo vivendo, dove “dimensione” diventerà sempre più sinonimo di “protezione” e competitività nei mercati globali."
“L’aggregazione produce una lunga lista di benefici che non possono che agevolare la ripresa” aggiunge il comunicato di Prato in Azione dove si fanno gli esempi del Marketing che con la concentrazione delle risorse permetterebbe maggiore potenzialità economica per lo sviluppo di una solida brand identity; della Ricerca e Sviluppo… “somma delle risorse, talvolta esigue se prese singolarmente, che ogni singola azienda può dedicare a questo punto, consentirebbe di realizzare dei veri reparti di ricerca e sviluppo capaci di innovare ed evolvere, sia il prodotto che il processo, mantenendo in questo modo competitività per le singole aziende”; Maggior potere contrattuale verso i grandi clienti “soprattutto internazionali, che consentirebbe di evitare potenziali soprusi (sconti forzati o clausole contrattuali imposte)”; Maggior forza nella trattativa con le banche per l’accesso al credito; Maggiori risultati dagli sforzi commerciali per proporsi sul mercato globale; Controllo di qualità del prodotto “Questo è un tema che, come la ricerca e sviluppo, non tutte le piccole aziende possono allocare importanti investimenti”.
“La storia del nostro distretto ci racconta di come già negli anni ‘30 del secolo scorso, erano stati scritti dei verbali dell’Unione Industriale Pratese, che riportavano un dibattito su questa possibilità di aggregazione – si legge ancora nel comunicato - Insomma, la visione lungimirante di come aggregati industriali più grandi, potessero aumentare la competitività sul mercato e rappresentare un rafforzamento dell’economia del distretto che oggi conta 30.000 addetti nel tessile e nell’abbigliamento e oltre 7.000 imprese, con un fatturato di oltre 4 miliardi di euro ed un export che supera il 50% del fatturato”.
Prato in Azione poi fa l’esempio di un distretto che ha saputo aggregarsi e che funziona. “Un modello di aggregazione e che dimostra che è efficace è quello del consorzio del Parmigiano Reggiano – si legge ancora nel documento - Questo consorzio è composto da 330 aziende che hanno saputo unirsi per realizzare qualcosa una grande eccellenza italiana. L’unione le ha rese capaci di standardizzare i processi, creare senso di appartenenza, lavorare al miglioramento costante del prodotto, investire sull’identità del prodotto e sul marketing. Il risultato di questa unione è un prodotto di altissima qualità, conosciuto e riconosciuto nel mondo con un fatturato che è cresciuto in maniera verticale a seguito del consolidamento del consorzio e grazie al lavoro di quest’ultimo”.
Il comitato pratese di Azione indica poi anche un possibile punto di partenza per la costituzione di un consorzio tessile: “Creare prodotti innovativi di eccellenza a livello industriale per creare un obiettivo comune e un senso di appartenenza”.
E la politica? Azione ha un’idea anche su quello che
dovrebbe fare la politica per supportare questo processo: “Crediamo che un
compito forte delle istituzioni cittadine, al fianco delle quali ci batteremo,
se saranno pronte ad affiancarci e a supportare questa nostra idea, è quello di creare tavoli di confronto concreti in cui formare,
informare e far dibattere le aziende per aiutarle a incontrarsi e a scoprire il
valore della loro unione. E’ compito sempre delle istituzioni, che sappiano
vedere oltre il momento presente, accompagnare le aziende in questo percorso,
fornendo una visione del futuro e un quadro normativo di riferimento che eviti
a queste di trovare faticosi e complessi ostacoli burocratici su un percorso
complesso e fragile come quello di unione.
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