PRATO - Tangenti, appalti per opere pubbliche gonfiati, escort per compiacere funzionari e rappresentanti del Governo, leggi ad personam o contro gli "altri", ovvero gli extracomunitari; opere faraoniche solo per affari faraonici e spesso pericolose (vedi le centrali nucleari). Come è possibile che tutto questo stia diventando la normalità in un Paese che pure ha una sua cultura di grande civiltà? Un paese che nella sua millenaria storia annovera personaggi dalla grande umanità e dalla grande autorevolezza e rettitudine? Cosa sta succedendo a questa Italia che si compiace delle bugie che sente tutti i giorni offerte da giornalisti attenti solo a compiacere ai propri editori più che alla logica della notizia e della verità di informazione; a questa Italia che sta facendo il callo e sta diventando indifferente agli scandali, ai furbetti di quartiere, ai politici corrotti ai disservizi e ai tagli su ciò che gli è dovuto e che invece è costretto a pagare, semprechè possa permetterselo?
Ma è proprio così che ci vogliono i nostri governanti? Dei muli disposti a subire di tutto e di più; ai quali è concesso protestare al massimo con un semplice sbatter di orecchie?
No, non si può continuare a vivere in questa deriva che sta affossando il Paese. No, non si possono più far passare sotto traccia i politici corrotti che si fanno i loro tesoretti a spese della collettività. L'Italia ha bisogno di ritrovare una dignità politica e sociale. E solo i semplici cittadini possono invertire questa tendenza facendo sentire la propria voce, alzando i toni del proprio dissenso... interessandosi di politica.
Non è vero che non serve far sentire la propria voce. Anzi, questo è esattamente ciò che loro vogliono farci credere.
Cominciamo a urlare sempre più forte per fare capire che non siamo più disposti a farci governare da politici corrotti. Urliamo ed urliamo forte: no a chi usa le istituzioni per arricchire se stesso e i propri amichetti.
Chi si occupa di politica, ovvero della res publica, deve essere al di sopra di ogni sospetto... altrimenti se ne deve tornare a casa.
giovedì 6 maggio 2010
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