Il ritorno alla libertà di Silvia Romano anziché rappresentare
un sano momento di gioia per tutta una Nazione che per diciotto mesi ha vissuto
col fiato sospeso pensando a cosa potesse essere successo a questa giovane
italiana in Kenya, si è ben presto trasformato in una lotta fra chi ha gioito e
chi ha cominciato a parlare di soldi e di religione. C’è
chi non sta perdonando a Silvia Romano neppure di aver sorriso al suo arrivo a Ciampino, di aver detto di essere stata
trattata bene e di trovarsi in buona forma fisica e mentale. Credo che siamo
vicini alla disumanità.
Ma la prima colpa che le viene addossato è quella di essersi
convertita alla fede islamica. “Abbiamo salvato una islamica, che torni da dove
l’abbiamo presa” è uno dei tanti commenti che si leggono in queste ore. Mi
chiedo se davvero la liberazione di Silvia Romano abbia un sapore diverso a
seconda della religione che professa. Se sei
cristiana ti salviamo, ma se sei islamica no? E’ questo il concetto che certa
piccola parte di Italia vorrebbe applicare nei casi di rapimenti di italiani
all’estero?
Per diciotto mesi Silvia Romano non è stata libera di fare ciò
che voleva. Per diciotto mesi ha avuto paura di essere uccisa anche se
magari chi la teneva in ostaggio le raccontava di stare tranquilla e che non
appena sarebbero arrivati i soldi lei sarebbe stata liberata. Per diciotto mesi,
forse, ha dovuto chiedere il permesso per andare in bagno e chissà se lo ha
potuto fare con un po’ di privacy. Ma per qualcuno c’è solo quella lettura del
corano che lei dice di aver fatto liberamente, imparando un po’ di arabo.
Quanti di noi sono in grado di leggere il corano in arabo? Se non c’è accanto
qualcuno che te lo legge rigo dopo rigo non ne saremmo assolutamente in grado.
Ed è chiaro quindi che Silvia Romano ha
avuto nel suo carceriere un abile maestro. Ed è a questo punto che bisognerebbe
prendere in considerazione anche la sindrome di Stoccolma, che vuole la vittima
innamorata del carnefice. Un atto di autodifesa inconscia della mente per
scacciare la paura. Ma anche se si fosse convertita liberamente e senza
condizionamenti. E’ questo un problema? L’Italia non avrebbe dovuto fare di
tutto per salvarle la vita se avesse saputo che in questi diciotto mesi Silvia
Romano si era convertita all’Islam?
Non c’è umanità in chi afferma questi concetti, c’è solo
odio verso chi professa un’altra religione. Eppure nella nostra Costituzione si dice ben
altro. Questi concetti di odio li abbiamo imparati a conoscere con Daesh, i profeti
dell’Isis parlano di infedeli verso tutti coloro che non sono musulmani e
minacciano la pena di morte se non si convertono. E’ questo che i nostri
cristiani avrebbero voluto per Silvia Romano dopo aver appreso che si era
convertita all’Islam? Avrebbero voluto
che fosse lasciata in mano ai suoi rapitori e uccisa? Io non credo.
Silvia Romano è libera ed è tornata dalla sua famiglia. Lasciamola in pace con i suoi affetti. Spegniamo
i riflettori e lasciamo che si immerga nella normalità. Ci sarà tempo e modo,
se sarà il caso, di tornare a parlarne. Ma non ora. Bentornata Silvia.
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