PRATO. “Non c’è e non ci può essere più fiducia con un’azienda
che non consente un’azione di responsabilità nei confronti di quegli
amministratori che l’hanno portata sull’orlo del fallimento. L’assemblea dei
soci, e quindi i proprietari, della Banca Popolare di Vicenza hanno votato, su
invito del direttore generale Francesco Iorio, per non attivare alcuna
procedura di responsabilità nei confronti degli ex amministratori dell’istituto
che ha chiuso il bilancio 2015 con una perdita di 1,4 miliardi. Ritengo che
questa decisione sia estremamente grave e mi unisco allo stupore espresso dal
viceministro del Mef Enrico Zanetti che
si è dichiarato esterrefatto”. A
dichiararlo è Pasquale Petrella coordinatore provinciale di Prato di Scelta
civica e Cittadini per l’Italia.
“Sapere poi che a quegli stessi ex amministratori e agli
attuali che hanno chiesto la non procedibilità vanno dei compensi milionari mi
fa venire la pelle d’oca - continua
Petrella – Il dg Francesco Iorio, in
carica dallo scorso 1 giugno, ha ricevuto 2,678 milioni di euro, di cui 1,8
milioni come bonus d'ingresso una tantum. Il vice direttore generale, Jacopo De
Francisco, in carica dal 22 giugno 2015, ha percepito 1,02 milioni di euro, di
cui 700 mila una tantum. L'ex presidente Gianni Zonin ha incassato 1,01 milioni”.
“Personalmente non riesco a giustificare simili compensi
quando un’azienda chiude con un passivo così elevato – dice il rappresentante
di Scelta civica Cittadini per l’Italia – Come si può pretendere meritocrazia e
responsabilità dai lavoratori se l'esempio dei vertici è questo: priorità del
compenso su tutto e irresponsabilità di fronte ai disastri procurati all'azienda, agli azionisti, agli obbligazionisti, al mondo
esterno? Quanto accaduto in fase di assembla degli azionisti della Banca
popolare di Vicenza è quanto di peggio possa capitare ed è uno dei motivi per
cui in Italia le cose non vanno bene. No, la fiducia verso quell’azienda non
può più esserci”
“La Banca popolare di Vicenza
aveva già un grosso conto in sospeso con Prato per tutti quei capolavori della
Cassa di Risparmio di Prato che sono stati sottratti alla città e portati a
Vicenza. Ora la nuova mazzata per tutti i suoi azionisti – conclude Petrella –
Peccato che la nuova Banca di Prato non abbia trovati i numeri per nascere ma,
per fortuna, sul territorio ci sono altri istituti bancari ai quali potersi
rivolgere”.
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