martedì 29 marzo 2016

Banca popolare di Vicenza, fiducia tradita



PRATO. “Non c’è e non ci può essere più fiducia con un’azienda che non consente un’azione di responsabilità nei confronti di quegli amministratori che l’hanno portata sull’orlo del fallimento. L’assemblea dei soci, e quindi i proprietari, della Banca Popolare di Vicenza hanno votato, su invito del direttore generale Francesco Iorio, per non attivare alcuna procedura di responsabilità nei confronti degli ex amministratori dell’istituto che ha chiuso il bilancio 2015 con una perdita di 1,4 miliardi. Ritengo che questa decisione sia estremamente grave e mi unisco allo stupore espresso dal viceministro del Mef  Enrico Zanetti che si è dichiarato  esterrefatto”. A dichiararlo è Pasquale Petrella coordinatore provinciale di Prato di Scelta civica e Cittadini per l’Italia.
“Sapere poi che a quegli stessi ex amministratori e agli attuali che hanno chiesto la non procedibilità vanno dei compensi milionari mi fa venire la pelle d’oca -  continua Petrella –  Il dg Francesco Iorio, in carica dallo scorso 1 giugno, ha ricevuto 2,678 milioni di euro, di cui 1,8 milioni come bonus d'ingresso una tantum. Il vice direttore generale, Jacopo De Francisco, in carica dal 22 giugno 2015, ha percepito 1,02 milioni di euro, di cui 700 mila una tantum. L'ex presidente Gianni Zonin ha incassato 1,01 milioni”.
“Personalmente non riesco a giustificare simili compensi quando un’azienda chiude con un passivo così elevato – dice il rappresentante di Scelta civica Cittadini per l’Italia – Come si può pretendere meritocrazia e responsabilità dai lavoratori se l'esempio dei vertici è questo: priorità del compenso su tutto e irresponsabilità di fronte ai disastri procurati all'azienda, agli azionisti, agli obbligazionisti, al mondo esterno? Quanto accaduto in fase di assembla degli azionisti della Banca popolare di Vicenza è quanto di peggio possa capitare ed è uno dei motivi per cui in Italia le cose non vanno bene. No, la fiducia verso quell’azienda non può più esserci”
“La Banca popolare di Vicenza aveva già un grosso conto in sospeso con Prato per tutti quei capolavori della Cassa di Risparmio di Prato che sono stati sottratti alla città e portati a Vicenza. Ora la nuova mazzata per tutti i suoi azionisti – conclude Petrella – Peccato che la nuova Banca di Prato non abbia trovati i numeri per nascere ma, per fortuna, sul territorio ci sono altri istituti bancari ai quali potersi rivolgere”.  

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