giovedì 23 giugno 2011
Lotta all'illegalità economica cinese, un plauso alla Dda e alla Finanza
PRATO – Ecco come si fa la lotta all’illegalità economica cinese presente nel pratese. Ecco come si può bloccare il fiume di denaro, frutto di evasione fiscale, che da Prato se ne va in Cina. Il plauso va alla Direzione distrettuale antimafia di Firenze e alla Guardia di Finanza per la brillante operazione che hanno messo a segno in questi giorni e denominata “Cian Ba” ovvero Diga sul fiume. Gli investigatori hanno posto i sigilli a 70 aziende e 76 immobili, 183 vetture e 396 conti correnti per un valore complessivo di circa venticinque milioni di euro; cifra comunque destinata a salire. Un lavoro fatto sottotraccia senza quel clamore soprattutto mediatico voluto dalle velleitarie operazioni messe in atto dall’amministrazione di centrodestra che, per gettare fumo negli occhi ai cittadini, negli ultimi due anni, ha portato avanti una politica dagli scarsi risultati nella lotta all’illegalità cinese. Alla chiusura di una ditta di confezioni in un magazzino artigianale ne ha sempre fatto seguito l’apertura di una nuova in un altro capannone col solo risultato di aver spostato il problema in un’altra zona della città senza risolverlo.
Noi dell’Italia dei Valori lo abbiamo detto fin dall’inizio che per debellare quel tipo di illegalità bisognava controllare l’attività dei pronto moda dove si crea la ricchezza e dove - la Direzione distrettuale antimafia lo ha dimostrato con questa inchiesta - si produce un fatturato miliardario. Un fatturato che spessissimo deriva da attività a nero e con lo sfruttamento della manodopera. Fermando quel fiume di denaro e quell’attività illecita è inevitabile che si arrivi a fermare anche l’attività delle piccole confezioni, unico oggetto (o quasi) finora delle squadre interforze concertate col Comune con l’illusoria ambizione di fermare il degrado e l’illegalità prodotti dalla comunità orientale.
Confiscando il denaro ed i beni immobili degli evasori orientali si può senza dubbio riuscire a frenare l’evasione e a far emergere quel distretto parallelo che fino ad oggi ha fatto quello che voleva. Adesso ci sono nomi degli imprenditori, nomi delle aziende, indirizzi e conti correnti bancari e postali che descrivono una geografia del distretto cinese che se vorrà continuare a lavorare bisognerà che si metta in regola.
I controlli della Dda hanno interessato 318 aziende - non solo di Prato ma anche di Firenze e in altre province della Toscana - sospettate di aver trasferito illecitamente in Cina
238 milioni di euro, per un debito col fisco di 70 milioni. Se la Guardia di Finanza potesse avere più uomini da dedicare prevalentemente a questo genere di controllo, i risultati sarebbero sicuramente molto più efficaci e il distretto parallelo sarebbe costretto ad integrarsi nella legalità in via molto più celere di quanto non stia facendo adesso.
Pasquale Petrella
Responsabile Dipartimento Cultura IDV Toscana
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